Integrazione al manifesto della coalizione



Il termine" Confederazione europea " deve essere letto in tutta la sua forza dirompente.
In una Confederazione gli Stati europei recuperano forme sostanziali di sovranità nazionale per restituire benessere e democrazia ai popoli.
Nella prospettiva di una Confederazione Europea di stati sovrani, l'emissione di monete fiscali nazionali complementari all'euro costituisce la soluzione meno traumatica e più praticabile per risolvere il dramma dell'euro: ovvero il dramma di una moneta unica che, in nome degli Stati Uniti d'Europa, con la sua rigidità deflattiva, ha in effetti reso l'Europa il malato del mondo.
E' necessario avviare una fase radicalmente nuova per uscire dalla crisi e rilanciare la società e l'economia europea evitando di scatenare nuove crisi economiche
Il progetto della moneta unica presupponeva che si sarebbero costruiti gli Stati Uniti d'Europa, ovvero uno stato federale centralizzato. Per questo motivo è stata costituita un'unica banca centrale che ha il monopolio della moneta unica e che è responsabile della politica monetaria per 19 paesi europei, ma, nelle aspettative iniziali, per tutti i paesi membri della UE.
Tuttavia la prospettiva degli Stati Uniti d'Europa e di uno Stato federale europeo é poi tramontata : l'anelito federativo europea è definitivamente evaporato con il rifiuto della Costituzione Europea.
La conservazione della sovranità degli stati è invece necessaria non solo per lo sviluppo economico e per uscire dalla trappola dell'euro ma anche e soprattutto per la democrazia e l'equità sociale.
Al contrario le istituzioni europee – nate e sviluppate grazie ad accordi intergovernativi - sono solo il simulacro della volontà popolare e perseguono politiche liberiste in antitesi anche esplicita con lo sviluppo del welfare e dei diritti sociali dei cittadini europei.
Gli stati nazionali europei sono infatti storicamente i luoghi della democrazia, e anche del welfare, cioè della forma di democrazia sociale caratteristica dell'Europa.
La circolazione di moneta rappresenterebbe invece il passaggio più semplice e meno problematico, per rendere flessibile l'attuale sistema monetario europeo e per superarne i limiti intrinseci, pur nel quadro dei trattati vigenti. La moneta fiscale non prevede infatti la rottura dell'euro e dell'Unione Europea. Si tratta invece di affiancare all'euro delle pseudo-monete nazionali complementari e aggiuntive alla moneta unica. Dentro l'euro ma anche oltre l'euro.
Solo all'interno degli stati sovrani i cittadini e l'opinione pubblica hanno potere di controllo sulle politiche economiche nazionali. A livello europeo le decisioni politiche non sono invece sottoposte ad alcun controllo democratico ma sono subordinate a opache logiche governative, oligarchiche e di lobby.
Gli stati dell'eurozona in rapporto alle loro necessità emettano e distribuiscano gratuitamente, a favore delle famiglie, dei lavoratori dipendenti e autonomi, e delle imprese, dei titoli di stato sotto forma di Certificati di Credito Fiscale ad utilizzo differito (due anni).
La nuova quasi-moneta consentirebbe di attuare politiche espansive, di creare nuova domanda, di recuperare il gap produttivo creatosi a causa della crisi e delle suicide politiche di austerità, e indirizzerebbe l'economia verso la piena occupazione in un quadro di stabilità finanziaria. In realtà la moneta fiscale non è una vera e propria moneta: è un titolo di credito fiscale negoziabile e convertibile immediatamente in euro, come qualsiasi altro titolo di credito.
I CCF sono validi per pagare qualsiasi tipo di impegno finanziario verso la pubblica amministrazione (tasse statali e locali, contributi, multe, etc.) a partire da due anni dall’emissione, ma, come abbiamo detto, sono anche immediatamente convertibili in euro da parte degli assegnatari.
L'emissione di questi titoli di stato convertibili in euro dovrebbe essere massiccia anche se graduale. Per uscire dalla trappola della liquidità occorre emettere CCF anche fino al 10% del PIL nazionale in modo da segnare una svolta e un'espansione decisa nell'economia.
Alessandra Fata

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